Chirone
Il racconto del Mito
Secondo la mitologia, Kirone, il saggio centauro, nasce dalla tragedia. Narra la mitologia che suo padre era Cronos (Saturno), mentre sua madre la ninfa acquatica Filira. Saturno in quel tempo era il dio più potente dell’Olimpo greco, padre di Ade, Poseidone e Zeus (colui che più tardi lo avrebbe detronizzato violentemente), mentre sua madre Filira era una donna intelligente oltre che bella, che insegnò agli uomini a fabbricare la carta ed i profumi, trasmise loro l’arte della medicina e consegnò la scrittura agli umani.
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Un giorno Cronos, già sposato con la dea della Terra Rea, vide Filira e se ne innamorò perdutamente. Alla ninfa però, non interessava in alcun modo il potente dio, per cui quando questo si avvicinava cercando di sedurla, lei non faceva altro che scappare. A causa della crescente ossessione del dio nei suoi confronti, Filira decise di nascondersi trasformandosi in giumenta (femmina di asino o bestia da soma). Cronos però scoprì l’inganno e invece di darsi per vinto, si tramutò anche lui in cavallo in maniera da ingannare la bella ninfa e copulare finalmente con lei. Quando Filira si rese conto di essere rimasta incinta del dio decise di rifugiarsi in Tessaglia, in una grotta del monte Pelio. La nascita del piccolo Chirone fu lenta, difficile e dolorosa. Non appena la ninfa si rese conto che aveva dato alla luce un essere deforme e mostruoso (perché metà uomo e metà cavallo), lo rifiutò immediatamente abbandonandolo alla sua sorte. Per non doverlo allattare chiese quindi agli dei di trasformarla in una pianta (secondo altre fonti furono gli dei stessi a castigarla in questa maniera per l’atto compiuto). Zeus accettò la sua richiesta e la tramutò in un albero di tiglio capace di conferire calma e serenità agli uomini tramite le infusioni dei suoi fiori. Il padre Cronos, perso l’interesse sessuale per la ninfa, scomparve dalla storia senza farsi responsabile in alcun modo del piccolo Chirone e lasciandolo in balia della sorte.
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Le prime ferite associate a Chirone sono rappresentate perciò dal rifiuto e dall’abbandono da parte sia della madre che del padre, le figure di riferimento e di alimentazione, sia fisica che emotiva, per qualsiasi creatura indifesa. Una ferita per cui provò un incommensurabile dolore per tutta la sua esistenza e di cui - è importante tener sempre presente- non fu assolutamente responsabile.
L'educazione di Chirone.
Chirone era in definitiva un Centauro, uomo nella parte superiore ed animale in quella inferiore, un semi-dio ed un essere immortale al tempo stesso. Però era orfano.
La fortuna volle che venisse adottato da Apollo e da Pallade Atena che divennero i responsabili della sua crescita e lo educarono alla perfezione nei più svariati campi della conoscenza antica: l’arte, la morale, la musica, l’agricoltura, la guerra e la caccia, l’astrologia, le scienze, le medicina e la chirurgia furono i suoi campi principali di studio. Dal punto di vista etimologico il nome Chirone deriva infatti dalla parola greca χείρ "mano" e si potrebbe tradurre come “colui che è abile con le mani”. La parola è infatti anche relazionata con il termine medico χειρουργÏŒς, cioè il “chirurgo, chi lavora con le mani".
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Chirone era un esperto in tutte queste arti e ben presto si trasformò in un mago, un veggente, un oracolo vivente. Tutto il mondo mitologico lo conosceva come una persona intelligente, educata e dal buon carattere (a differenza degli altri Centauri), nonché un medico saggio ed esperto e soprattutto un gran maestro. Gli dei e semidei dell’Olimpo facevano a gara per mandare i loro figli ad imparare da lui: personaggi come Ercole, Achille, Giasone, Esculapio, Orfeo e Teseo lo ebbero infatti come insegnante.
A livello personale si sposò felicemente con la ninfa Cariclo (figlia di Apollo, anche lei esperta nelle arti della guarigione) e diventò poi padre di Ociroe, che proprio dal genitore ereditò importanti doti di chiaroveggenza.
La seconda ferita di Chirone.
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La vita di Chirone cambiò drammaticamente quando Ercole, di ritorno dalle sue lunghe dodici imprese, si mise a festeggiare le sue prodezze con gli altri Centauri con una celebrazione a base di cibo e vino. Completamente ubriaco, cominciò a tirare a casaccio le sue frecce verso il cielo per vedere quanto lontano riusciva a mandarle. Ma attenzione, non erano frecce normali: la loro punta era stata imbevuta infatti nel veleno dell’Idra di Lerna, un leggendario mostro che Ercole aveva sconfitto nella sua ottava fatica (corrispondente al segno dello Scorpione). Fu così che Chirone, che stava tranquillamente passeggiando in una zona vicina alla festa, fu colpito ad una gamba da una di queste frecce avvelenate. Il dolore fu tremendo, qualsiasi altro essere sarebbe morto al suo posto, ma Chirone era un semidio, un immortale e perciò sopravvisse all’incidente. In questa maniera Chirone ricevette la sua seconda ferita, ed anche in questo caso non ebbe nessuna responsabilità nell’avvenuto.
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Il Centauro allora cominciò una disperata ricerca per un antidoto o una qualsiasi forma di guarigione; la sua ferita non riusciva a rimarginarsi in nessuna maniera ed il dolore lo attanagliava. Nonostante tutte le sue conoscenze mediche Chirone non riuscì a trovare nessuna soluzione al problema ma la conseguenza fu che si trasformò nel migliore guaritore del tempo, essendo in grado di curare tutti quelli che venivano da lui alla ricerca della soluzione ad un problema. Chirone poteva aiutare gli altri ma in definitiva non poteva curare sé stesso.
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La morte di Chirone.
Le sofferenze del centauro Chirone ebbero fine il giorno in cui incontrò Prometeo, l’eroe che aveva rubato il Fuoco Sacro agli dei per consegnarlo agli uomini, il quale si trovava ad espiare il suo castigo divino attaccato ad una roccia e con un'aquila che ogni giorno gli divorava il fegato. Prometeo poteva essere liberato da questa sofferenza perenne solo se un essere immortale si fosse immolato per lui mettendosi al suo posto.
Chirone si offrì allora di prendere il posto dell’eroe, con l’idea di morire e liberarsi in questa maniera per sempre dal dolore della sua ferita. Perse infatti la sua immortalità e morì subito dopo l’attacco dell’aquila. Il dio Zeus volle infine premiarlo per questo gesto trasformandolo in una delle stelle della costellazione del Centauro.